Una buona regola per chi ama viaggiare e conoscere nuove culture, è:
mai lasciar cadere nel vuoto l'invito di un amico (o anche solo di un conoscente) che si offre di ospitarvi a casa sua, in un paese o anche solo in una città diversa della vostra. Visitare un paese straniero, o una città, con un amico che vi fa da guida, vi dà suggerimenti, risponde alle vostre curiosità, vi fa conoscere gente e assaporare la vita quotidiana di quelle parti non ha davvero prezzo. Per questo quando amici svedesi ci hanno invitato a casa loro, nel
nord della Svezia, per un assaggio di inverno del profondo nord, non abbiamo saputo resistere e abbiamo sfidato la sorte prendendo 3 aerei, un treno e un bus,
tutto al tempo del Coronavirus! Oltre al piacere di trascorrere del tempo con Lara e Mikael e vivere
esperienze uniche, è stata anche l'occasione per prendere appunti sulla
casa stile nordico e per
concludere qualche acquisto da aggiungere alla collezione di
Mulai Design. Quella che segue è la cronaca di quei giorni, attraverso i post di
Instagram e
Facebook e con l'aggiunta di qualche contenuto extra.
14 febbraio - Viaggiare al tempo del Coronavirus
15 febbraio - La valigia
Non siamo bravissimi a fare lo zaino. Mi piacerebbe potermi vantare di essere di quei viaggiatori tutti d’un pezzo che partono con uno zainetto leggero e lasciano a casa il superfluo, ma non è il nostro caso. Decisamente non è il nostro caso.
In ogni viaggio
c’è sempre almeno un oggetto o un indumento che finirà inutilizzato. E il più delle volte, in fondo, l’avevate sempre saputo che non vi sarebbe servito a nulla. Una torcia a dinamo, un coltellino svizzero, il pigiama, un
ombrello, il filo interdentale, un mazzo di carte, un cappellino da sole e la lista potrebbe continuare a lungo.
Eppure questa volta abbiamo probabilmente superato noi stessi. Sarà che l’inverno scandinavo ci ha fatto venire l’
ansia da prestazione, sarà che non sai mai cosa metterti quando esci in slitta coi cani, sarà pure che c’erano i saldi da Decathlon ...ma questa volta forse abbiamo davvero esagerato. Ai controlli di sicurezza, il poliziotto seduto davanti al monitor dei raggi-X alza un sopracciglio quando passa il mio zaino. “E va bene, sì, sto andando in Svezia con un telefono fisso, ma giuro che aveva perfettamente senso ieri sera!”
***AGGIUNTO UNA VOLTA TORNATI***
Per amor di cronaca, ecco l'
elenco degli oggetti messi in valigia per questo viaggio e
mai utilizzati: telefono fisso, 3 maglie tecniche a maniche lunghe, 4 t-shirt estive (troppa fiducia nel riscaldamento globale), 4 paia di calzettoni tecnici Decathlon, camicia elegante da uomo, filo interdentale, numero X di maglioni e 5 metri di cavo LAN.
16 febbraio - L'arrivo
17 febbraio - Into the white
Guidiamo verso Nord per un'oretta, in mezzo a una fitta nevicata. Attorno a noi le case si diradano, incrociamo sempre meno macchine.
Ci attraversano la strada quattro alci: penso di aver filmato tutto ma poi mi accorgo di non aver spinto REC. Tutto è bianco e immobile. Arriviamo al nostro appuntamento con 15 minuti di ritardo. Usciamo dalla macchina. Dal silenzio caldo e ovattato del mio
sedile riscaldato mi ritrovo schiaffeggiato da folate di neve e vento in mezzo a un frastuono di latrati e ululati di cani. Ci scambiamo sguardi eccitati e ci guardiamo intorno. Poi si apre la porta di una baracca di legno ed
esce una donna che ci abbaia istruzioni frammentate e confuse in un inglese dal forte accento tedesco. "Dobbiamo partire in fretta.
I cani sono nervosi. Il tempo non è buono. Non gli piace aspettare. Lasciate qui la macchina. Seguitemi. Vi servono tute da neve? Seguitemi. Non possiamo aspettare. Lasciate tutto in macchina. I cani sono impazienti. Seguitemi, veloci. Non lasciate la porta aperta. Non lasciate uscire i cani. Veloci." Frastornati cerchiamo di eseguire gli ordini e, senza sapere esattamente il perché, ci ritroviamo tutti in piedi dentro alla baracca, immersi in un
odore di urina di cane che probabilmente ricorderemo per tutta la vita (sicuramente se lo ricorderanno i nostri vestiti). La signora continua ad abbaiare ordini, ci passa delle tute che indossiamo senza fare domande e poi ci spinge nuovamente fuori e ci fa rientrare in macchina. Solo a quel punto ci rendiamo conto di aver fatto un errore madornale:
i nostri vestiti sono rimasti nella baracca, a marinare in quell'odore di pipì. Neanche il tempo di pensare di aprire lo sportello dell'auto che la signora salta su un'altra macchina, ci fa segno di seguirla e sparisce nella tormenta. La seguiamo per qualche minuto lungo strade di campagna completamente ricoperte di neve. Nel frattempo, il marito e degli assistenti della signora partono con
quattro slitte trainate da husky, finalmente liberi di sprigionare tutta la loro voglia di correre. Da quel che abbiamo capito il piano è farli sfogare un po' su un lago ghiacciato e ritrovarci sulla sponda opposta per passarci le redini delle slitte.
Siamo carichi. Anche molto confusi e innervositi dalla signora, ma anche carichi. Arrivano la carovana. La signora dei cani inizia a sbraitare istruzioni e ci indirizza ognuno verso la sua slitta. Ci mostrano come frenare e come mettere l'ancora, ci legano la slitta a un polso con una fune, ci assicurano che i cani seguiranno la slitta del marito della signora, che apre la fila, e poi ci fanno partire. Avremmo voluto chiedere come dire ai cani di rallentare, di curvare a destra o a sinistra, di partire o accelerare. Avremmo voluto chiedere i nomi dei nostri cani. Avremmo voluto chiedere perché
solo il marito indossa un casco protettivo mentre noi abbiamo solo ne nostre berrette. Ma non c'è tempo. E francamente il pensiero di lasciarci alle spalle le grida della signora e addentrarci nella foresta coi nostri cani è una prospettiva troppo eccitante. Partiamo.
I cani scattano,
la slitta schizza in avanti sulla neve e per poco on perdo la presa della slitta. Va peggio a Lara che invece
si ritrova stesa sulla neve a faccia in giù, trascinata dalla propria slitta grazie alla fune che abbiamo legata al polso. Grida "Stop" e la carovana si ferma. Una bella risata e siamo pronti a ripartire. Pochi minuti e il ricordo della signora dei cani, delle sue grida e della sua baracca sembrano molto lontane.
Guidiamo le nostre slitte sotto la neve che continua a cadere, in mezzo alla foresta imbiancata. Nessun movimento. Nessun rumore al di fuori dell'ansimare dei cani. Ti guardi attorno e ti rendi conto di essere in uno dei quei momenti perfetti,
che ricorderai per tutta la vita. Scivoliamo in questo mondo incantato per quasi un'ora. Ormai guidiamo le slitte con una certa sicurezza, ci pare anche di avere
una certa intesa coi nostri cani, ma poi all'orizzonte, da dietro un albero, appare la giacca rossa della signora dei cani, che subito inizia a sbracciarsi per darci indicazioni che ovviamente non capiamo da quella distanza. Man mano che ci avviciniamo alla signora sentiamo il nervosismo crescere sia in noi che nei nostri cani (che poi sono i suoi). Quell'esagitata è in piedi di fianco a
una tenda da cui esce un filo di fumo. Fermiamo le slitte, mettiamo l'ancora e la signora ci è subito addosso. "Veloci. Beviamo un té. Ma non c'è tempo. Rischia di piovere e possono ghiacciare le strade. Tutti dentro la tenda. Veloci. Forza." Ci spinge dentro una tenda. Restiamo giusto il tempo di abituarci al fumo del fuoco e di
berci un té caldo alla goccia e siamo di nuovo fuori con la signora che starnazza ordini e corre in tutte le direzioni come una gallina senza testa. Per qualche motivo che ancora ci sfugge l'ultimo tratto lo facciamo in due persone per slitta. Io mi carico Pierre,
un ragazzo svizzero che sta viaggiando per il mondo e che lavora in quel manicomio da una settimana in cambio di vitto e alloggio (Pierre odia la signora dei cani). Va peggio a Lara, che si fa l'ultima mezz'ora abbracciata a un vicino di casa ciccione che aiuta i due signori dei cani per hobby. Va decisamente peggio a Vale che si ritrova sulla slitta quel furetto in acido della signora dei cani. Procediamo con questa formazione per 5 minuti e poi la slitta davanti a me, con Vale e signora dei cani alla guida,
si rovescia su un fianco in modo tragicomico, con i cani che si rifiutano di seguire gli ordini della padrona e prendono la strada sbagliata a un bivio. Dopo aver clamorosamente fallito il tentativo di immortalare le alci in un video, la stessa mattina, questa volta mi faccio trovare pronto,
estraggo il cellulare e riesco a filmare la parte finale di quell'irresistibile siparietto. I
video di questa indimenticabile giornata li trovate
tra le nostre storie salvate dalla Svezia:
i video del nostro viaggio in Svezia.
18 febbraio - Il ghiaccio
Passeggiare in una soleggiata giornata d'inverno
per le strade di Skellefteå può rivelarsi una delle
esperienze più estreme e
pericolose che abbiate mai fatto in vita vostra. Gli svedesi riconoscono a una prima occhiata quali sono i tipi di ghiaccio più insidiosi ma agli occhi di un italiano in vacanza il ghiaccio è ghiaccio e
ogni passo diventa un giro di roulette russa. Dopo pochi metri sei tentato di rientrare in casa, se non fosse per la lastra di ghiaccio che ora ti div
ide dalla porta, ma poi impari a cavartela in quel mondo ghiacciato. Sfrutti le scie degli anziani, calchi i loro passi, apprezzi ogni secondo trascorso in coda dietro a un signore col deambulatore. Impari a studiare le traiettorie del sole, a evitare l'ombra ad ogni costo, a considerare le pozzanghere luoghi sicuri.
Ricominci lentamente a camminare in posizione eretta, raddrizzando la schiena, allungando la falcata, abbassando ingenuamete la guardia...
19 febbraio - La Church Town di Bonnstan
20 febbraio - Appunti sparsi
Appunti sparsi dalla Svezia:
1️⃣ Eagle-Eye Cherry è svedese. Lo so, è stato uno shock anche per noi.
2️⃣ Se le temperature superano gli zero gradi
lo svedese esce con la giacca primaverile. Gli italiani in vacanza invece indossano comunque l’intero reparto sci e montagna di Decathlon.
3️⃣ Nelle case svedesi, in quelle nordiche in generale, è normale avere
finestre senza tende. Camminando per strada, specie la sera, è un po’ come guardarsi una puntata del
Grande Fratello.
4️⃣ In tutti i nostri viaggi non abbiamo mai provato un
saluto più figo di quello svedese: semplicemente "
Hey!". Cammini per strada e con tutti gli anziani che incontri (non c'è nessun altro in giro alla mattina, in un giorno feriale) scambi un cenno del capo e un "Hey!" come un vero Fonzie scandinavo.
5️⃣ Per ora
niente aurore boreali. L’altra sera, nel bel mezzo di una partita a Cluedo svedese, un'app specializzata dava 31% di possibilità di avvistare l'aurora boreale più o meno dove eravamo noi. Avremmo dovuto semplicemente saltare in macchina e allontanarci dalle luci dei centri abitati. Però sai com’è...le strade erano ghiacciate...avevamo appena cenato...Cluedo stava entrando nel vivo...e niente, ci siamo limitati a lanciare un’occhiata al cielo da lì, dal soggiorno, senza neanche spegnere le luci, o alzarci dal divano. Del resto non si è mai vista l’aurora boreale di lunedì! Credo.
6️⃣ In Svezia le auto non sono decisamente uno status simbol. Da bravi italiani, arrivando in un paese ricco come la Svezia ci aspettavamo una sfilata di SUV e invece niente. È perfettamente normale vedere case meravigliose con
vecchie Volvo o Saab degli anni ‘90 parcheggiate nel vialetto.
👏 7️⃣ Non si può tornare da un viaggio in Svezia senza essersi
innamorati dello stile scandinavo delle case. Raramente, quasi mai, ci è capitato di vedere così tante case e appartamenti al tempo stesso eleganti e caldi, accoglienti. Ma di arredamento scandinavo parleremo nel dettaglio nei prossimi giorni: per ora continuiamo a prendere appunti e a stilare la lista della spesa di ciò che aggiungeremo alla collezione di Mulai Design.
21 febbraio - La partita di hockey
Ancora un paio di giorni in Svezia ma la nostra check-list è praticamente conclusa:
- giocare una partita di Hockey ✅
- segnare un goal ✅
- assistere a una partita di Hockey professionistico ✅
- escursione in slitta coi cani ✅
- vedere renne ❌
- mangiare renne ❌
- vedere alci ✅
- mangiare alci ✅
- comprare artigianato svedese ✅
- non scivolare sul ghiaccio ✅
- vedere aurora boreale ❌
22 febbraio - Lo stile scandinavo
Incrocio le gambe sul divano e inspiro il profumo di caffè dalla mia tazza calda. È sabato mattina. La luce inonda l’appartamento e ti mette di buonumore anche se fuori il cielo è coperto. Nevica lentamente. Non siamo mai tornati a casa da un viaggio con così tante idee per arredare casa nostra. Lo stile scandinavo è stato decisamente all’altezza delle nostre aspettative. Tutte le case e gli uffici in cui abbiamo messo piede in questi giorni avevano alcuni elementi comuni che li rendevano al tempo stesso
estremamente caldi e accoglienti e anche
estremamente eleganti e minimal. Presto
scriveremo un articolo con tutti gli appunti e gli spunti che abbiamo raccolto sullo stile scandinavo nel corso di questo viaggio.
23 febbraio - Il mercato delle pulci
Quando entri in un
mercatino delle pulci in Svezia e sai che i tuoi amici stanno cercando, come te, un regalo dal valore massimo di 5€ allora ti può andare anche molto peggio di così! Da questa roulette russa dei regali di
secondamano noi ne siamo usciti con un delizioso
piattino decorativo da collezione, un imperdibile
portabirre gonfiabile e un libro sui
gruppi pop di Skellefteå in cui è ritratto anche Mikael con la sua band. In compenso ci siamo difesi con un sempre utilissimo
telefono fisso da parete e un
puzzle da 1500 pezzi senza scatola, e quindi pressoché impossibile da completare
😈.